IL FUTURO DEL LAVORO? QUESTIONE DI CREATIVITÀ

IL FUTURO DEL LAVORO? QUESTIONE DI CREATIVITÀ

È un dibattito che va avanti da tempo: la tecnologia presto ci sostituirà nel mondo del lavoro.
E per ci intendiamo proprio noi, le persone che a lavoro ci vanno tutti i giorni. Saranno veramente pochi quelli che non saranno toccati da questo cambiamento.

Neanche i cosiddetti “lavoratori della conoscenza” potranno esimersi: Deutsche Bank, ultimamente, ha stimato che circa la metà dei suoi 97.000 impiegati potrà essere sostituita da robot; un’altra ricerca ha reso noto che, in un futuro prossimo, “il 39% dei servizi legati all’area legale saranno automatizzati, così come il 95% dei professionisti della contabilità perderanno il lavoro a causa dell’avvento dell’automazione”.

Il passaggio da umano a macchina potrebbe arrivare ancora prima per tutti coloro che lavorano nella produzione in serie – fabbriche e aziende di produzione in grande quantità. Lo stesso studio che abbiamo menzionate qualche riga più su parlava addirittura dell’avvento di “muratori robot”. Non saranno esenti da trasformazioni nemmeno le macchine che creano gli algoritmi: le persone che lavorano alla programmazione e ai settori squisitamente tecnici saranno rimpiazzati nelle mansioni ‘selezione di parte ottica, controllo di qualità automatizzato, scoperta di fallimento’.”

Potremmo fare centinaia di altri esempi, la sostanza rimarrebbe la stessa: pare che, semplicemente, le macchine siano più brave di noi a lavorare. È facile leggere in giro di studi di settore che stimano una perdita di “capitale umano” tra i 5 e i 10 milioni di unità entro il 2020. Recentemente, il genio creativo Elon Musk ha definito il fenomeno dell’automazione “la più grande minaccia per l’umanità”. Esagerata o meno, questa affermazione non è del tutto sbagliata: il consiglio per i manager di aziende è quello di non sottovalutare la cosa e cercare di pensare a come le persone che lavorano, un domani, potranno affrontare questa minaccia.

Ecco quattro modi in cui le persone “tagliate” dal mondo del lavoro dalle macchine potranno “reinventarsi” ed essere utili in una società dominata dalla tecnologia.

  1. Il modello “Mago di Oz” non è esattamente quello giusto da seguire…

Ricordate “Il mago di Oz”? In questo grande classico ci viene mostrato Oz che governa il suo regno tramite delle complesse macchine nascoste da una tenda. Molti direttori d’azienda potrebbero immedesimarsi nel mago, affascinati dall’idea che la tecnologia dell’ Intelligenza Artificiale possa comportare per loro tagli di milioni di dollari su spese di varia natura; potrebbero addirittura arrivare a pensare che l’azienda migliore è quella con meno personale possibile. Ma è importante capire ciò: per ogni robot che rimpiazza un uomo, serve un uomo che controlli il robot, lo programmi e controlli il suo operato. L’obiettivo della tecnologia è “impennare” la produttività, non sacrificare la forza lavoro!

  1. Gli umani sono strategici, le macchine sono tattiche!

Cercando di capire quale tipologia di lavoro è più adattabile all’automazione, è importante comprendere una cosa fondamentale: più il lavoro è tecnico, più facilmente la tecnologia può farlo bene. In altre parole, le macchine sono più inclini al lavoro “tattico”.

È anche vero, però, che il lavoro necessita di un alto tasso di immaginazione, analisi creativa, soluzioni spesso geniali: caratteristiche solo umane, che sarebbero forse impossibili da ricreare nelle macchine. Attività come decision making, planning e l’aspetto creativo sono e saranno sempre qualità possedute dall’intelletto umano. I computer sono i migliori ad ottimizzare, ma decisamente non i più efficienti quando si parla di raggiungere obiettivi… o usare il buonsenso.

  1. Ma ai lavoratori licenziati… chi ci pensa?

Quando, in un’azienda, “entra” la tecnologia ed “esce” il capitale umano, un sentimento inizia ad instillarsi in coloro che restano: “Sarò io il prossimo? Tra quanti giorni verrò licenziato?”. Il lavoro è un “problema esistenziale”, sostiene Bruce Gibney: “Quando le persone non lavorano, iniziano ad andare in depressione. Non tutte le rivoluzioni sono buone per la società – l’Europa lo sa bene. Il lavoro dona a chi ce l’ha gratificazioni economiche e psicologiche. Quando queste spariscono, le persone diventano, a ragione, molto tristi”. È necessario, quindi, pensare a lungo e con serietà a come impiegare tutti coloro che, dopo questa “rivoluzione dei robot”, perderanno il lavoro.

  1. Cercare nuove mansioni alla “forza lavoro” umana.

La tecnologia rimpiazzerà alcuni settori del lavoro, ma non per forza dovrà rimpiazzare le persone che hanno lavorato sino ad ora. Questa rivoluzione tecnologica potrebbe rappresentare il momento in cui si ripensa a come distribuire nuove – a volte mai esplorate prima – mansioni per gli impiegati e i professionisti.

Una cosa è certa: in vista di questi enormi cambiamenti che modificheranno la società moderna, le politiche sociali avranno un gran lavoro da fare. Responsabilità, sensibilità e concretezza sono le parole d’ordine da tenere a mente per affrontare una sfida importante come questa, che farà storia.