Educare alla leadership

Educare alla leadership

Nella società moderna è ormai risaputo che la leadership a tutti i livelli è fondamentale per il successo di qualsiasi impresa. Purtroppo però, quasi la metà delle imprese (46%) ha dichiarato che la leadership è una dote molto difficile da trovare.

Ciò deve portare a riflettere sull’inabilità delle imprese di formare i leader del futuro e sull’idoneità di molti programmi di formazione, questo è certo; ma vi è anche un altro aspetto che non viene praticamente mai messo in discussione: l’educazione.

Il punto è che l’economia è mutata radicalmente, mentre la scuola è la stessa di cinquant’anni fa. Originariamente, questo sistema è stato accolto a braccia aperte dagli industriali. Gli operai dovevano infatti rimanere per molte ore al medesimo posto, fare un lavoro molto ripetitivo, prendere ordini passivamente, stare in silenzio e non mettere mai l’autorità in discussione, e certamente non fare un lavoro creativo… Ma oggi?

Nelle fabbriche ci lavorano i robot, e sempre meno esseri umani fanno, e faranno, dei lavori che possono invece essere automatizzati. Addirittura, un recente studio condotto all’Università di Oxford stima che, a causa dell’effetto dell’automazione sull’occupazione, nel giro dei prossimi vent’anni, quasi la metà dei posti di lavoro sarà a rischio.

Inoltre, oggi il lavoratore della conoscenza è qualitativamente diverso dalla forza lavoro di un tempo, meno specializzata e meno qualificata. Pertanto, la formazione che poteva andare bene allora, per poi andare a lavorare in fabbrica, non è più adeguata.

Il mondo è cambiato molto negli ultimi anni, e la forza lavoro è radicalmente diversa se paragonata a quella del secolo scorso. È infatti inammissibile che i giovani, dopo svariati anni di formazione, si trovino ad essere catapultati in un mondo al quale sono assolutamente impreparati.

La nuova economia non premia più il conformismo e la docile remissività, bensì creatività, audacia, coraggio, motivazione, leadership; tutte qualità che vengono sistematicamente soffocate dal sistema in cui viviamo e lavoriamo, e che abbiamo messo davanti all’Uomo.

Oggi le regole del gioco sono diverse, ed è il lavoratore che porta contributo al sistema, non più il contrario come nel secolo scorso: presentarsi sul posto di lavoro e limitarsi a seguire gli ordini non è più sufficiente. Anzi, è totalmente improduttivo, inefficace e disfunzionale. Questa condotta non porta nessun beneficio a tutto ciò che si può realizzare, in quanto strangola l’ingegno, l’autenticità, la creatività dell’individuo e dell’intero team.

Perché allora continuiamo a educare i nostri ragazzi in questo modo? Oggi servono iniziativa individuale, imprenditorialità, capacità di pensiero critico e indipendente. Per diventare un leader è inoltre fondamentale sapersi relazionare positivamente con se stessi, con gli altri, con il mondo che ci circonda. Perché dunque continuare a sostenere dei metodi educativi antidiluviani che conducono al risultato opposto?

Bisogna avere il coraggio di dirlo: il sistema in cui viviamo e lavoriamo soffoca la libera espressione e la leadership. Va rivisto a partire dalle imprese, dalle scuole, dalla famiglia. Ma questo significa disobbedire. Ciò vuol dire ribellarsi agli schemi preconfezionati e alle idee preconcette, e reinventare la società, il business e la formazione, promuovendo una nuova educazione che rispetti la dignità e l’individualità di ognuno; e che non spinga le persone a diventare qualcun altro, soffocandone il potenziale e alienandole dalla loro vera natura, ma che ne esalti le potenzialità, supportandole a diventare se stesse.

A diventare dei leader.

Non più educare all’obbedienza, dunque, ma alla leadership.

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